L’intervento di Lorenzo Salimbeni, redattore di “Eurasia”, a “La voce della Russia” sulla crisi ucraina.
Gli eventi che stanno succedendo in questi giorni in Ucraina sono al centro dell’attenzione in Italia e anche sopratutto da parte della rivista “Eurasia Studi Geopolitici” della quale io sono redattore. Il nostro punto di vista pero’ e’ abbastanza differente da quello dominante in Italia e nel resto diciamo dell’Europa Occidentale.
Il nostro punto di vista infatti e’ molto vicino, possiamo dire, a quello della Russia in quanto valutiamo quanto sta succedendo in Piazza Indipendenza di Kiev e qualche altra localita’ ucraina come una riproposizione di quella rivoluzione arancione che gia’ nel 2004 aveva sconvolto gli esiti delle urne che erano stati favorevoli all’esponente filorusso Janukovic, per portare invece al potere elementi legati a doppio filo con le strutture legate agli Stati Uniti d’America, alle varie multinazionali, per non parlare poi di tutte le organizzazioni non governative che allora come oggi hanno sostenuto con il famigerato manuale Sharp, ad esempio, che stava alla base di tutte le rivoluzioni colorate dell’epoca che hanno sostenuto appunto questi movimenti di piazza filooccidentali, critici nei confronti della Russia e dei trascorsi dell’epoca sovietica, ma anche di tutte le storie appunto di questi paesi che hanno vissuto per secoli nell’orbita e con legami culturali, economici, religiosi della Russia.
In particolare, se guardiamo l’Ucraina, dobbiamo anche tener presente del profondo legame storico con la Russia. La Russia nasce proprio a Kiev e solamente nel secondo tempo spostera’ poi la sua capitale a San Pietroburgo o a Mosca.
Li’ nasce appunto la spiritualita’ russa, e’ quindi una questione di forte legame politico, religioso e culturale che tiene unite e vicine l’Ucraina e la Russia.
Altro fattore che non sempre viene analizzato con la dovuta attenzione da parte dell’opinione pubblica italiana ed europea, occidentale in generale, e’ proprio anche la composizione interna dell’Ucraina che possiamo vedere come un paese profondamente diviso in due parti: una parte proprio russofona e legata profondamente con la Russia che e’ la parte orientale del paese, in cui e’ maggiormente sviluppato l’industria. L’altra parte invece e’ quella occidentale del paese con Kiev che sta proprio in mezzo come un baricentro. Ecco che invece questa parte occidentale si e’ sempre sentita piu’ legata all’Europa, piu’ influenzata dalla vicina Polonia, ed anche dal punto di vista religioso ci sono state nel corso dei secoli numerose ingerenze. Pensiamo, ad esempio, all’esperienza della Chiesa uniata o comunque a tutti i vari tentativi di infiltrazione da parte della Polonia. Va notato per l’appunto che proprio in questi giorni una delle voci piu’ critiche nei confronti di quello che sta succedendo in Piazza Indipendenza a Kiev giunga proprio dal ministero degli affari esteri della Polonia che si e’ fatto quasi portvoce di quelle che sono anche le preoccupazioni degli Stati Uniti d’America il cui ambasciatore a Kiev non ha perso tempo per esprimere la sua solidarieta’ nei confronti dei manifestanti ed esprimere quindi le preoccupazioni statunitensi nei confronti di quanto sta succedendo.
Andando a guardare Kiev scesa in piazza, fra l’altro, ci accorgiamo che troviamo un po’ tutto e il contrario di tutto, perche’ li ci sono sicuramente esponenti di movimenti liberali, filooccidentali e quant’altro, ma troviamo anche ultranazionalisti i quali scendono in piazza nelle fila del movimento “Svoboda” sventolando la vecchia bandiera rossa e nera che era stata utilizzata dalle formazioni ucraine collaborazioniste dopo che la Germania nazionalsocialista aveva invaso l’Unione Sovietica nel 1941.
Quindi c’e’ anche un revival di questi personaggi abbastanza discutibili, personaggi che in questi anni in cui in Ucraina con il ritorno al potere (quindi del presidente Victor Janukovic) e del suo primo ministro Azarov, ecco appunto queste manifestazioni hanno ripreso rigore ed hanno incominciato a protestare la loro politica che ha iniziato a riaprire il dialogo e il confronto con la Russia per ristabilire un legame che sia si’, culturale, politico, ma anche sopratutto economico.
Va anche detto che a livello europeo, certo, certa stampa, certa propaganda ha lavorato a favore dei manifestanti, ma da un punto di vista istituzionale le proteste non sono state cosi’ forti e veementi come era successo ad esempio nel 2004 in occasione della cosiddetta rivoluzione arancione.
Le autorita’ europee si rendono conto che oggi l’Ucraina e’ un paese importantissimo proprio per il transito del gas russo, per il suo arrivo in Europa. E proprio adesso, alle porte dell’inverno cominciare a sostenere un movimento antirusso che sicuramente per prima cosa bloccherebbe, comunque ostacolerebbe i rapporti economici e commerciali tra Kiev e Mosca, con grandi ricadute per i flussi energetici, sarebbe un duro colpo per l’Unione Europea.
Dai dati che abbiamo da come si sta evolvendo la situazione e sopratutto dal ruolo che la Russia sotto la guida di Vladimir Putin ha assunto in questi ultimi anni non penso che assisteremo ad una replica della rivoluzione arancione del 2004 che finirebbe a sovvertire l’esito delle urne deponendo il presidente eletto Viktor Janukovic. In questo momento probabilmente ci sara’ una tenuta da parte del governo che comunque potra’ presentare all’opinione pubblica i suoi contratti economici. Sono stati appena stipulati con la Cina che e’ una delle poche locomotive dell’economica mondiale in una fase in cui tra l’Unione Europea e Stati Uniti d’America l’economia va tutt’altro che bene e bisogna prendere anche questo in considerazione.
Queste proteste goderanno ancora dei riflettori della stampa, verranno presentate e portate avanti, ma in questo momento la capacita’, da parte delle organizzazioni non governative legate a doppio filo alle strutture atlantiste come quelle sostenute dall’Unione Europea non hanno piu’ quella capacita’ di penetrazione nel tessuto sociale ucraino che avevano nove anni fa. Mentre invece la Russia ha consolidato il suo ruolo, ha portato avanti quindi una politica di relazioni economiche e commerciali con l’Ucraina che si e’ dimostrata approffitevole per entrambe le parti. Sono stati avviati gia’ dei progetti per quanto riagurda sopratutto la fornitura di gas naturale e il suo transito e l’accordo militare per Sebastopoli.
In questo momento non penso che la situazione potra’ evolversi, come altrettanto penso che anche l’adesione dell’Ucraina all’Unione Euroasiatica non sia una cosa cosi’ imminente come alcuni vorrebbero, soprattutto a Mosca, anche perche’ in questa fase cosi’ delicata l’Ucraina anche per la sua diversa composizione sociale dovra’ probabilmente ancora a lungo continuare a restare in questa posizione intermedia e cercare di contenere queste varie spinte che ci sono al suo interno, arrivare ad una stabilita’ istituzionale ed economica tale da poter poi analizzare con calma e razionalmente la situazione attorno, valutare senza pregiudizi, preconcetti ideologici e barocchi della propaganda quella che puo’ essere la soluzione migliore, che e’, dal nostro punto di vista, proprio il discorso di integrazione euroasiatica secondo quelli che erano stati appunto i progetti non solo di Putin, ma anche, ad esempio, del presidente kazako Nursultan Nazarbaev. E quindi in questa fase ci sara’ ancora destabilita’, ma tutto sommato, ritengo che l’Ucraina rimarra’ comunque a seguire ancora la rotta che e’ stata di Janukovic e Azarov in questi ultimi tempi.
http://italian.ruvr.ru/radio_broadcast/6931448/125779253.html